Piccoli passi, piccole storie, e arrivi lontano con il cuore.
Quanto vi stiamo raccontando è una piccola favola che a poco a poco è diventata un bellissimo progetto di vita vera, quella che potresti raccontare in un film e che invece è la realtà che oramai appartiene alla nostra vita.
Una telefonata, un lampo e la voglia di poter affidare a giovani competenti e volenterosi la disperazione che arriva da un flebile lamento.
Così è nato “Una vita tra le tue dita”, un progetto messo in campo dalla Fondazione Rachelina Ambrosini in collaborazione con l’Università degli Studi di Salerno e i Medici con l’Africa Cuamm.
Giovani laureati in Medicina, in Ostetricia, al Dams, in Giurisprudenza, che hanno messo in campo, attraverso la Fondazione Rachelina Ambrosini, una staffetta di solidarietà sanitaria che è operativa già da alcuni mesi nell’Africa più povera, quella dell’ultimo miglio.
Milena, Vincenzo Maria, Maddalena, Mariachiara, Raffaella, Alessandro, Cinzia, Francesca… a prendersi cura della vita con quel calore che arriva dalla voglia di fare, di dare speranza, trasmesso da giovani che nella propria terra sanno che il passo per trovare un’occupazione è più lento, ma che non bisogna mai disperare, avendo toccato con mano quale sia l’equilibrio quotidiano della sopravvivenza.
E così, rientrati, a turno raccontano e trasmettono emozioni, testimonianze, promuovendo quanto sia importante fare ognuno la propria parte, non avere paura, andare incontro, motivando tante donne, sopratutto nonne, nel realizzare cappellini di lana.
Proprio così, perché, in mancanza di una incubatrice o di una culla termica, un bambino prematuro può essere aiutato e salvato con le estremità calde.
Ecco una storia che nasce da un battito e finisce dritta al cuore.
Altre parole non servono: basta vedere gli occhi di questi ragazzi che attraversano le coscienze di tutti volando sul mare e camminando nel deserto con un sorriso pieno d’amore.
Buon Anno,
Tommaso Maria Ferri