La Regione di Gambella, è situata a cinquanta chilometri dal confine tra il Sud Sudan e l’Etiopia sud occidentale, è abitata principalmente da popolazioni di etnia Nuer (40%) e Anuak (27%) e conta circa 420 mila abitanti.
Secondo l’Alto commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR), l’Etiopia continua ad essere uno dei Paesi che accolgono il maggior numero di rifugiati in Africa. La regione di Gambella, in particolare, è arrivata ad ospitare oltre 400.000 profughi sud-sudanesi arrivando in pratica a raddoppiare la propria popolazione.
Già prima della crisi dei profughi e rifugiati sud sudanesi Gambella presentava indicatori di salute tra i peggiori del paese, con tassi di mortalità infantile più alti del doppio rispetto alle media nazionale, una copertura vaccinale bassissima e una bassissima percentuale di parti assistiti con le donne che per motivi culturali, economici, di distanza geografica e carenza di strutture sanitarie adeguate, partoriscono ancora troppo frequentemente in casa, in condizioni igieniche inadatte e assistite in modo non qualificato.
Per aggirare e superare le barriere economiche e logistiche che determinano lo scarso utilizzo delle strutture la Fondazione Rachelina Ambrosini insieme al Cuamm ha concordato con le autorità sanitarie locali e la comunità residente la costruzione di una Casa d’attesa nelle vicinanze del Centro di salute di Abobo, localizzato in rosso nella mappa che segue, affiancati dall’Arcidiocesi di Salerno Campagna Acerno.
Nel corso del 2018 la struttura ha offerto circa 13.300 prestazioni ambulatoriali. Di queste 3.680 sono state offerte a bambini con età inferiore a 5 anni, vale a dire oltre il 27% delle prestazioni ambulatoriali totali. Tuttavia nel corso dell’anno sono state eseguite appena 430 visite prenatali e solo 280 parti assistiti. Sono infatti almeno 670 le gravidanze attese nel territorio di riferimento del centro di salute che, con questi numeri, realizza un tasso di copertura del 42%. Esso sta a significare che ancora 6 donne su 10 partoriscono a casa, in una situazione potenzialmente pericolosa per mamma e bambino.
La Casa d’attesa o Maternity Waiting House (MWH), come da progetto, è stata realizzata per poter ospitare cinque posti letto, servizi igienici e materiali da cucina così da poter accogliere le donne che risiedono più lontano dal Centro di salute e, in particolare, quelle identificate con gravidanze a rischio al momento delle visite prenatali, che vi potranno accedere in attesa del parto. Ciò assicurerà la veloce risposta del personale sanitario al momento del travaglio o all’insorgere di complicazioni.
Il 19 dicembre 2019 la struttura è stata consegnata alla comunità dopo il completamento dei lavori: che hanno riguardato le opere murarie, l’impianto idrico ed elettrico, l’installazione di serramenti e finiture, come si può vedere dalle immagini che seguono.
La pianta dell’edificio ha subito delle modifiche rispetto al design ipotizzato nel mese di febbraio 2019. È stata semplificata così da renderla più sostenibile nel lungo termine, perché bisognosa di minore manutenzione, garantendo spazi adeguati e flessibilità d’utilizzo a seconda dell’afflusso di utenti.
I prossimi passi sono l’acquisto degli arredi di base, dei materiali di cucina e pulizia, dello stock di cibo e il collegamento con la rete idrica cittadina. Gli acquisti saranno effettuati tra il mese di gennaio e febbraio 2020.
Per incentivare le donne ad accedere alla Casa d’attesa e, di conseguenza, ai servizi di salute del Centro, la Fondazione Rachelina Ambrosini insieme al Cuamm intende garantire l’iniziale approvvigionamento di cibo alle ospiti fornendo alimenti quali olio, mais, sale e zucchero.
Le autorità sanitarie locali sono state coinvolte per farsi carico del successivo supporto di lungo termine alla Casa d’attesa, mobilitando la comunità affinché doni alimenti per la struttura. Mentre attenderanno il parto, le gravide ospiti della Casa d’attesa saranno monitorate regolarmente dal personale in servizio presso il Centro di salute di Abobo. Quando i tempi del parto saranno maturi, la donna verrà semplicemente trasferita al Centro di Salute dove potrà essere assistita dal personale in servizio con rischi minori per l’esito del parto e in condizioni igieniche nettamente migliori rispetto a quanto avviene nelle abitazioni. Nel mese di dicembre 2019 si è svolto, inoltre, un incontro con la direttrice del Centro di Salute di Abobo (Health Center, HC). Durante l’incontro è stato concordato che il team Cuamm, che regolarmente visita il Centro di Salute per supervisioni periodiche, si occuperà anche di formare le ostetriche che operano nella struttura sanitaria rispetto alle linee guida nazionali di gestione delle Case d’attesa. La formazione verterà sul pacchetto minimo di servizi di base da offrire alle donne ospitate presso la casa, tra cui visite mediche e attività di educazione sanitaria. Il buon utilizzo della Casa d’attesa dipenderà tra l’altro dall’attività degli Health Extension Workers (HEW), operatori sanitari presenti presso gli Health Post in pressoché ogni comunità sul territorio. Il ruolo degli HEW è quello di stimolare l’utilizzo dei servizi svolgendo attività di monitoraggio della salute, formazione sanitaria e fornendo direttamente alcuni servizi di base. Gli HEW saranno formati, nel corso delle regolari visite di supervisione condotte dal personale Cuamm, sulla promozione all’utilizzo della Casa d’attesa. Le donne in gravidanza, identificate dagli HEW nel corso delle visite a domicilio o nel corso delle visite pre-natali, saranno così informate relativamente alla disponibilità del servizio e invitate ad utilizzarlo. A tutto ciò, con un protocollo già in essere tra la Fondazione Rachelina Ambrosini e il Corso di Laurea in Ostetricia del dipartimento di Medicina dell’Università degli Studi di Salerno (triennale, rinnovabile), si è data l’opportunità a giovani laureate di usufruire di una borsa di studio, che consente loro di prestare assistenza sanitaria in tale struttura.