“Seminare il buono del futuro”
La vita non va sempre nella direzione che avevamo immaginato o desiderato. In questi casi, è indispensabile evitare di sprecare tempo in pianti e lamenti, al contrario bisogna utilizzarlo per cercare di superare rapidamente il problema e andare avanti. Spesso le nostre organizzazioni vivono tra la nostalgia di un passato glorioso e la preoccupazione di non essere all’altezza del futuro. Il presente costituisce l’unica dimensione temporale in cui, come persone e organizzazioni, possiamo raccogliere il buono del passato e seminare il buono del futuro. Gli eventi, per come si sono sviluppati nel post – pandemia, nella messa a fuoco delle misure di ristoro prima, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sono stati abbondantemente stravolti da una globalizzata crisi che ha il suo punto nevralgico nella guerra in corso dall’occupazione sovietica in Ucraina e che fa migliaia di innocenti vittime in Africa. Un mercato alimentare e di materie prime fermo a tanti chilometri di distanza ha riportato indietro nel tempo milioni di persone al ricordo di carestie e fame. Un quotidiano lamento, un accorato appello per far sì che qualcosa arrivi ci viene drammaticamente manifestato dai nostri amici e collaboratori impegnati nelle missioni, laddove mentre ci preoccupavamo di fare prevenzione sanitaria e scolastica si è aggiunta quella alimentare. “Che cosa possiamo fare ?” ci siamo chiesti. La riposta univoca è stata quella di continuare a fare, cercando di non farci imbrigliare in un quadro critico e non rinunciare a dare voce e speranza. Per questo c’è bisogno dell’aiuto di tutti se vogliamo sentirci vivi e consapevoli delle responsabilità che abbiamo voluto assumerci. Sono “le difficoltà”, diceva Clive Staples Lewis “che spesso preparano persone normali a un destino straordinario”, quel destino che vogliamo condividere con chi non può aspettare, non può urlare: “Ho fame”.
Tommaso Maria Ferri, presidente della Fondazione Ambrosini.
Sud Sudan,
La fame: una sfida da affrontare
La fame nascosta è tra le minacce più grandi dell’umanità. Colpisce oltre 850 milioni di persone in tutto il mondo. Ciononostante, quante volte i giornali pubblicano articoli al riguardo, o quanti servizi televisivi vengono prodotti sull’argomento?
Gli affamati rimangono pressoché invisibili, e quanti non riescono a sfamarsi soffrono in silenzio. Solo quando si verificano enormi disastri naturali, come terremoti, alluvioni o cicloni, vediamo la triste realtà di vivere rischiando ogni giorno la fame.
La Fondazione Rachelina Ambrosini rappresenta, per i poveri e gli affamati un’ancora di salvezza che aiuta a costruire un futuro migliore.
In Italia nel 2022 abbiamo assistito 240 famiglie. Distribuiti lo scorso anno nelle missioni 730.000 pasti.
#aiutacianchetuavincerelafame